sabato 5 febbraio 2011

Meridiano di sangue, Cormac McCarthy

McCarthy cerca il vero con una tenaca e dovozione incredibili, è devoto e umile di fronte al vero come pochi altri, tanto che finisce perfino per sacrificare al vero stile e trama. Se uno dei suoi personaggi guarda una sedia, e poi sputa, e poi riguarda quella sedia, McCarthy scrive: "Guardò la sedia, poi sputò, poi guardò di nuovo la sedia", senza stare a curarsi delle ripetizioni, dei "poi" né di nient'altro. E' quello che è successo, e lui si limita a riportarlo.
Il suo è il ritmo della verità, è il tempo vero, gli avvenimenti si susseguono uno dopo l'altro in un flusso reale; non c'è n'è uno più importante dell'altro, perché il tempo non si sofferma su niente. Lo scoppiettare di un fuoco, un bivacco, bambini massacrati. Tutto equivalente.
E' dura leggere McCarthy e ancora più dura è uscirne.
Questo libro è sicuramente meno accessibile di Non è un paese per vecchi o La strada (da vecchio si è un po' ammorbidito, ha ceduto qualcosa), ma è sicuramente più imponente. E' una testimonianza solida e pesante, che resisterà al tempo perché del tempo stesso è fatta.

Voto: 5 / 5

2 commenti:

  1. Grandioso McCarthy. Questo mi manca, devo ancora leggerlo. Il guardiano del frutteto l'hai letto?

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  2. Si, non mi è piaciuto, confuso, noioso, boh, è il suo primo romanzo, forse doveva ancora trovare la sua via. Credo. Non so. Brutto.

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