domenica 19 dicembre 2010

XY, Sandro Veronesi

Sandro Veronesi scrive bene, bene davvero.
E così all'inizio pensi: ma che bello! Finalmente!
Certo, c'è qualche buco nella trama... i personaggi a volte ti lasciano un po' perplesso... e va tutto avanti a spintoni, non so se mi spiego, si ha l'impressione che le cose non accadano naturalmente, ma che ci sia qualcuno che le imponga dall'alto. Che i personaggi, insomma, se lasciati a sé stessi, avrebbero fatto altro.
Vediamo.
C'è un omicidio in stile CSI, dieci morti, uno soffocato da una mollica di pane, uno ucciso da uno squalo estinto da duecento anni, uno morto di tumore, uno stuprato e strangolato, uno decapitato e via così, tutti ammucchiati sotto un albero ricoperto di sangue congelato nei pressi di un villaggetto di montagna. Una bambina risulta scomparsa. Nessuno ci capisce un cazzo.
Primo spintone: gli inquirenti impazziscono e fanno decapitare tutti i cadaveri per dare un senso alla cosa. Mah. Una psicologa si trasferisce nel paesino, su richiesta del prete locale, perché gli abitanti, angosciati dalla totale insensatezza del massacro, stanno impazzendo. Uhm.
Poi non succede più un cazzo per duecentocinquanta pagine.
Dopodiché...
Facciamo così.

SPOILER

Se volete leggere il libro - non fatelo - fermatevi qui.
L'intero romanzo è una metafora: il prete rappresenta la religione, la psicologa la scienza, l'omicidio inspiegabile il mistero. Nè religione né scienza possono spiegare il mistero: non possono far altro che conviverci. E così dobbiamo far noi, a cui nessuno, dopo trecentocinquanta pagine di bla bla bla, spiega un cazzo. Fine del libro, tutti a casa.
Peccato.
L'idea era buonissima, la scrittura ottima.
La circonferenza dei miei coglioni inaudita.

Voto: 2 / 5

Nessun commento:

Posta un commento